Assaggiare quante più varianti possibili, distinguerne le caratteristiche, conoscere chi la produce e tutto il processo che ha portato alla sua nascita: sono le cose che più contano per i veri appassionati della birra che, come i fan di un cantante famoso, sono disposti a seguire il proprio “idolo” fino in capo al mondo e a non perdere nemmeno una notizia che lo riguardi.
Tutto questo senza badare a spese: vi siete mai soffermati a pensare quanto vi costa l’assaggio di una nuova birra?
Probabilmente no, forse perché non siete mai incappati nelle 10 birre più costose al mondo.
Ecco la lista delle dieci birre più costose al mondo:
1- Sapporo’s Space Barley.
La celebre birra frutto di un processo di fermentazione…spaziale. E’ infatti prodotta utilizzando dell’orzo che scienziati russi e giapponesi hanno coltivato nello spazio.
Prezzo 110$ per sei bottiglie con gradazione alcolica al 5,5%.
2- Crown Ambassador Reserve
Un metodo di conservazione raffinato per una bevanda raffinata. La Riserva Crown è composta da una serie di botti in rovere francese in cui la birra fermenta per 12 mesi, fino al momento in cui è trasferita in bottiglie di champagne pronte per essere vendute.
Prezzo 90$ per 750ml con gradazione alcolica al 10.2%.
La tecnologia ha fatto passi da giganti nell’ultimo secolo, durante il quale tante invenzioni ci hanno cambiato la vita in modo repentino.
Uno degli eventi più importanti che ricordiamo è l’arrivo dell’uomo sulla Luna. A seguire, l’inizio dell’era delle esplorazioni spaziali.
Dagli anni ’60 tante nuove informazioni e notizie ci sono giunte dalle ricerche svolte durante le missioni cosmiche, da cominciare a pensare a una futura conquista della Galassia.
Non poteva passare inosservata: la birra spalmabile è l’ultima novità di cui vogliamo parlarvi.
Si sono chiuse da qualche giorno le votazioni degli Italian beer Awards, il primo concorso nazionale interessato a premiare i migliori protagonisti del settore.
Circa 3.000 utenti hanno stilato la loro graduatoria, esprimendo la propria preferenza. Questi sono i vincitori:
Miglior Birrificio del 2013: Birra del Borgo.
La Birra del Borgo, birrificio di Borgorose (RI) si è aggiudicato il premio, precedendo il Birrificio Lambrate di Milano e Extraomnes di Marnate (VA).
A seguire: Ducato, Toccalmatto, Foglie d’Erba, Barley, Birrificio del Forte, Menaresta e Montegioco.
Miglior brewpub del 2013: Lambrate.
Con 893 preferenze, ha preceduto il Birrificio Italiano di Lurago Marinone (CO), il Baladin di Piozzo (CN) e poi, a seguire, Troll e Birrificio Settimo.
Vladimir è una birra per veri uomini. Uomini duri, etero, che vanno a cavallo senza maglia e portano coltelli.

Immagine da: http://www.brewdog.com/

Immagine da: http://www.brewdog.com/
Facile pensare ad uno scherzo. E invece no. Vladimir esiste davvero.
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E’ notizia di qualche giorno fa, il “birraio dell’anno” è Luigi “Schigi” D’Amelio, mente e cuore delle birre Extraomnes.
Il riconoscimento è arrivato da “Fermento Birra” che gli ha consegnato il premio più ambito a livello nazionale.
Schigi si è distinto per la sua attività di Mastro Birraio presso il birrificio di Marnate, per bravura tecnica, costanza qualitativa e filosofia aziendale. Extraomnes è una delle aziende produttrici più famose e apprezzate in ambito nazionale, ma non solo.
Se non avete mai assaggiato le birre artigianali Extraomnes, vi consigliamo di provare la Blond, che si caratterizza per sentori di agrumi e note più rustiche, tipiche di alcune farmhouse Ales belghe. Perfetta per un aperitivo.
Altrimenti, se preferite le Stout, vi consigliamo di provare la Donker. Fin dal primo sorso è il caffè a dominare, poi si passa al tabacco e al cuoio, sul finale.
Se la dieta mediterranea è stata proclamata patrimonio dell’umanità dall’Unesco perché non può diventarlo anche la birra tedesca? Forse per questo, l’associazione dei birrai locali ha presentato la domanda all’Onu per ottenere l’ambìto riconoscimento.
Amanti della birra, unitevi! Come già saprete il 10 ottobre sono aumentate nuovamente le accise sulla vostra bevanda preferita.
Per questo motivo, AssoBirra, l’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, sta raccogliendo adesioni sul sito salvalatuabirra.it. In pochissimi giorni si sono raggiunte più di quarantacinquemila firme, tra produttori, imprenditori e semplici consumatori che non ci stanno a pagare di più per l’abituale birra quotidiana, in pizzeria, a casa o al pub.
Con gli aumenti previsti, il primo a partire dal 10 ottobre, e i successivi due scatti a gennaio 2014 e poi a gennaio 2015, si rischia un ammontare delle tasse pari a 45 centesimi su un euro di birra.

Immagine da: puntarellarossa.it
Nel caso qualcuno avesse ancora dei dubbi, sul sito di salvalatuabirra.it troverete parecchi buoni motivi per firmare, eccone alcuni:
- In Italia è l’unica bevanda a pagare le accise. Le tasse sulla birra nel nostro paese sono tra le più alte in Europa.
- Le accise sono già cresciute del 70%, negli ultimi dieci anni.
- Con l’aumentare delle accise, lieviterà anche il costo di una serata in pizzeria.
- Aumentare le accise non serve: cresce il costo della birra, si riducono i consumi e le entrate dello stato non cambiano.
- La birra dà lavoro a 150.000 persone. E’ un modo di esportare lo stile di vita italiano nel mondo e di aiutare l’agricoltura nazionale.
E voi, avete già firmato?
“Gli uomini preferiscono le bionde”: vi ricordate questo film cult degli anni Cinquanta?
Beh dopo tanti anni, lo rititolerei così: “Gli uomini sotto i 50 anni preferiscono le bionde”. Al bar, in pizzeria, sul divano.
Beoni all’ascolto, spero siate seduti, perché la notizia che starò per riportare ha dell’incredibile. La vostra bevanda preferita, la birra artigianale, non esiste. Proprio come gli unicorni, Spiderman o Babbo Natale. Se ne sono già occupati altri, come Roberto Erro, redattore del giornale Il Fatto Quotidiano, la dicitura “birra artigianale” su un’etichetta sarebbe da considerarsi fuori legge, o comunque prova di qualunque valenza legale.
Non esiste infatti una definizione specifica, nonostante a volte le differenze tra produzione industriale e “manuale” siano abissali.
Erro scrive che:
“Anche se con un po’ di ritardo rispetto ai mercati esteri, anche in Italia si sta affermando la passione per la birra artigianale. La passione, si sa, talvolta ripiega nel fanatismo o nella moda e così sembra si sia innescata una corsa, tra ristoratori illuminati e sommelier dell’ultim’ora, a riempire pagine e pagine dei loro menù con birre di tutti i tipi, purché sia artigianale, è evidente. La grande distribuzione ha fiutato l’affare e grandi marchi come Esselunga e Coop hanno iniziato a farsi produrre in esclusiva birre artigianali da vendere sui propri scaffali. Secondo la lingua italiana il termine artigianale si riferisce a ciò che è proprio dell’artigiano, a quello che quindi viene prodotto a mano, senza l’ausilio di procedure meccanizzate che aumentando il numero di pezzi prodotti, finisce con il determinare una riduzione in termini di qualità”.
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